Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Papa Benedetto XVI aprì l’account twitter @pontifex: era il febbraio 2012 e così scriveva: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore”. L’account registrò in pochi giorni più di un milione di followers, un successone quindi, soprattutto se inteso come strumento per arrivare all’attenzione dei più giovani, notoriamente legatissimi ai social network ma lontani dalla Chiesa.

Benedetto XVI non seppe sfruttare benissimo questa occasione, cosa che invece sta facendo egregiamente il suo successore Papa Francesco. Dal 13 marzo 2013, cioè da quando è diventato il nuovo Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, l’account twitter @pontifex è passato ufficialmente a lui ed è declinato in più di otto lingue. Ovviamente è lo staff dell’ufficio stampa del Vaticano che gestisce l’account, ma Alessandro Gisotti, capo dell’Ufficio Stampa, ha più volte dichiarato che Papa Francesco personalmente decide i post da scrivere e gli argomenti settimanali su cui impostare il piano editoriale. Periodicamente, viene pubblicato un video “Intenzione di preghiera del Papa” che mostra l’omelia domenicale del Papa, con immagini nello sfondo delle missioni compiute da religiosi in Africa o le immagini dei più deboli e disadattati.
Nel grande operato positivo,
non sono però mancate frasi choc che il Papa ha twittato, del tipo: “Meglio essere atei che cattivi cristiani” oppure ” Se l’omosessualità si rivela quando si è piccoli, può servire l’intervento della psichiatria” (frase, quest’ultima, estrapolata da un discorso che fece ai giornalisti durante un viaggio).
Al di là di questi piccoli scivoloni, a Bergoglio va il merito di utilizzare il canale di Twitter per comunicare la fede ed i messaggi sociali e cristiani alle giovani generazioni, che ormai trascorrono sul web la maggior parte delle ore giornaliere.
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